Il dibattito fra tradizione e tecnologia, libri cartacei e libri digitali, è all’ordine del giorno. Con una tecnologia sempre più imperante nelle nostre vite, il cartaceo sembra destinato a soccombere. Ma è davvero così? Stoccata dopo stoccata, vediamo come si conclude lo scontro all’alba del 2018.
Cartaceo… quanto mi pesi, mi costi, mi occupi!
Una delle prime questioni che rispondono alla chiamata alle armi di questo vis-a-vis è quella del peso. Non posso trascinare sull’autobus uno scaffale di libri (non passerebbe nemmeno dalla porta e, anche se potesse, penso sia vietato occupare il corridoio con bagagli ingombranti), ma posso tenere sempre a portata di borsa un’intera biblioteca virtuale. E se non posso coronare il mio sogno proibito di adibire una stanza a libreria per carenze di spazio, mi è dato riempire l’eReader con qualche migliaio di volumi per un peso complessivo di appena un paio di etti.
Senza tener conto, poi, del minor costo dei libri digitali rispetto al cartaceo. Se anche il guadagno si attesta a non più di un paio di euro su una nuova uscita, di questi tempi torna comodo risparmiare, soprattutto su quei libri che posso tollerare di possedere solo in formato file.
Gli evidenziatori fluo non usciranno mai di moda
Se c’è un ambiente nel quale il cartaceo la spunterà sempre sul digitale, è quello scolastico. Tra le funzionalità di tablet ed eReader si conta sì la possibilità di evidenziare paragrafi all’interno del libro, ma la piccola dimensione del testo combinata alla scarsa velocità di risposta tattile degli eReader a tecnologia eInk – quelli che riproducono l’esperienza visiva dell’inchiostro su carta – rende questi dispositivi inadatti allo studio e alla lettura di libri da consultazione.
Non solo: al fastidio di un feedback poco performante si associa l’affaticamento visivo. Questo problema è però solo a carico dei tablet e della loro malfamata retroilluminazione, perché buona parte degli eReader in commercio monta lucine imbucate sotto al bordo della scocca che garantiscono lunghe letture notturne nel pieno rispetto delle nostre retine.
Ma se devo evidenziare un libro di narrativa?
Ho questo incubo ricorrente in cui rinvengo sottolineature a biro in libri presi in prestito dalla biblioteca.
La sto un po’ buttando sull’iperbole, ma ai tempi dell’università, causa esami con bibliografie a chilometraggio illimitato, mi è capitato spesso di approfittare del prestito interbibliotecario per rintracciare il necessario allo studio. Vi risparmio i dettagli perché potrei urtare la vostra sensibilità (la mia è stata urtata, rivoltata e presa a calci).
Chi è dedito, senza per questo accusare vergogna, ad atti di imbrattamento di patrimonio pubblico (o privato) potrà non avere motivi per gioirsene, ma chi come me tiene sempre un bloc-notes nelle prossimità dell’angolo lettura pur di non macchiare un volume può rallegrarsi all’idea di evidenziare passaggi e frasi sporadiche direttamente sui propri libri digitali in modo del tutto provvisorio, senza commettere vilipendio su un solo centimetro di cellulosa.
Sniff sniff…
Le percezioni sensoriali che derivano dalla lettura di un libro cartaceo possono dare assuefazione. Ogni libro stampato ha un proprio odore – dolce, penetrante, intossicante – e una propria consistenza fra le dita. Il fruscio delle pagine scandisce il ritmo con cui divoriamo una facciata dopo l’altra.
Tablet ed eReader, al contrario, emanano giusto una zaffata di plastica e cartoncino da imballo nei primi cinque minuti che seguono all’apertura della confezione, dopodiché le particelle di buono si disperdono nell’aria per mai più tornare a deliziarci l’olfatto. Il polpastrello dell’indice scorre le schermate nel più assoluto dei silenzi.
Stangata al dendrocidio
L’idea che siano stati abbattuti alberi per stampare centinaia, migliaia di copie di libri di cui l’umanità potrebbe fare volentieri a meno mi turba.
Non possiamo, invece, fare a meno dell’ossigeno. Comprimendo la storia della Terra in 24 ore emerge che noi umani non camminiamo sul pianeta che da due minuti, e che in pochi secondi siamo riusciti nella mirabile impresa di dimezzare il numero di alberi sulla sua superficie. La produzione di carta destinata alla stampa dei libri incide in numeri a singola cifra sulle percentuali di disboscamento, ma è un impatto che non può essere ignorato.
Sebbene i lettori eReader non esibiscano mostrine per la loro eco-sostenibilità, se siamo dei lettori forti possiamo ammortizzare l’acquisto (economicamente ed ecologicamente parlando) con qualche decina di libri in versione digitale.
La medaglia eco-friendly la riscuotono, ovviamente, le biblioteche.
Dove te lo firmo, questo eBook?
Disse lo scrittore autografante posto di fronte a un eReader.
Qualche anno or sono (ma, stante la mia pessima concezione del tempo, potrebbe anche essere il mese scorso) IBS mi ha sorpreso inviandomi una copia autografata di Olga di carta. La custodisco tuttora con gelosia di fianco agli altri libri di Elisabetta Gnone, tanto da aver conservato perfino il foglietto accluso all’ordine, in cui mi si scrive: “Gentile cliente, IBS ha pensato di fare cosa gradita inviandole una copia del libro firmato dall’autore”.
Quale supporto scrittorio abbiamo a disposizione per i libri digitali? Si potrebbe ovviare presentando allo scrittore una stampa della copertina, ma questo tipo di firma sarà sempre un qualcosa a parte, pur se la infiliamo, a mo’ di segnaposto, fra le pagine di una copia fisica del libro comprata a posteriori dopo essere stati colpiti da un’acuta crisi di rammarico. Basta un gesto perché le due cose, autografo e libro, si scindano.
L’autografo diretto sul cartaceo diventa invece parte integrante del libro stesso e ne aumenta il valore. Non lo si può togliere a meno di strappare di netto la pagina su cui è stato vergato – e chi è quel bruto che si macchierebbe di un tale delitto?
L’indispensabilità di un dizionario
Gli eReader arrivano nei negozi già installati con tutto l’occorrente per lo studente d’inglese. Se vi piace leggere libri in lingua originale, apprezzerete il vantaggio di cliccare su un termine e richiamarne istantaneamente la definizione sullo schermo. Collegando il dispositivo a una rete internet potrete anche integrare le informazioni da Wikipedia e ottenere la traduzione della parola in italiano.
Per certi libri digitali in lingua inglese è inoltre disponibile la funzione Word Wise. Se attivata, questa funzionalità disegna una linea tratteggiata sotto alle parole più complesse e ne visualizza la definizione nell’interlinea appena sopra di esse. Potete anche regolare la difficoltà dei termini da mostrare in base alle vostre capacità. E, ovviamente, salvare le parole più interessanti con un tocco dell’indice. Che pacchia!
Se lo condivido, vado nei guai
La condivisione di materiale cartaceo fra amici è semplice. Lo scambio dura il tempo di un passaggio di mano e la durata dell’affitto – o del sequestro di ostaggio – può protrarsi anche per mesi, ma tutti saranno concordi con me nel dire che non serve un QI einsteiniano per prestare un libro a un amico (giusto un po’ di fiducia e generosità, ecco).
Queste virtù si scontrano però con barriere antisfondamento quando dalla carta si passa ai formati digitali firmati da DRM. Gli eBook che si comprano online sono protetti da stringhe di codice (DRM, appunto) che impongono dei paletti alla lettura del file su più dispositivi, per cui solo quelli associati all’account da cui si ha effettuato l’acquisto sono autorizzati ad aprire il libro. Non solo: questo codice impedisce qualsiasi conversione immediata in altro formato più “libero da vincoli”.
Siccome rimuovere i DRM implica una padronanza informatica estranea ai più, nonché una bella violazione della legge sul copyright, non è possibile imprestare libri digitali perché questi ultimi contengono restrizioni ad hoc per i nostri dispositivi.
Quella parete tappezzata di libri
Magneti per polvere, lepisme e occhi umani. Nessuno rimane insensibile al fascino esercitato da una libreria strabordante di volumi. Ho voluto specificare occhi umani perché dopo otto anni di convivenza con un felino ho capito che i gatti li vedono semplicemente come torreggianti grattatoi per guance.
Compro, scarico, leggo
Internet disse: “Sia fatto l’acquisto!”. E l’acquisto fu.
Il tutto occupa un arco di tempo che comincia alla pressione di un tasto e finisce quando l’ultimo byte del libro viene scaricato e immagazzinato nella memoria del nostro dispositivo. Nella realtà, questo si traduce in un periodo che oscilla dai due ai dieci secondi, dipendentemente dalla velocità della nostra connessione e dalla dimensione del file da scaricare.
Il tempo di girare la chiave nel quadro col proposito di una puntatina in libreria, insomma.
Il piacere di cincischiare in libreria
D’altro canto, nessun acquisto virtuale può battere l’esperienza di un pomeriggio trascorso a gironzolare fra scaffali di potenziali acquisti. Si incontra gente, si interagisce con gente, si studia gente. È divertente organizzare i bazzicatori per categorie e studiarne il comportamento: i più affezionati che si raggruppano in crocchi appostandosi alle porte prima dell’orario di apertura (presente!), quelli dall’itinerario predefinito che tirano dritti al volume prescelto, quelli che invece di tempo ne hanno in abbondanza e scandagliano tutto il ben di Dio sugli espositori col cipiglio critico con cui si scelgono le mele meno ammaccate al banco dell’ortofrutta…
Tipografia a prova di ipovedente
Non sono ipermetrope, ma mi piace comunque leggere a caratteri larghi e con un’interlinea decente.
La dimensione e la scelta dei caratteri su carta riflettono le esigenze e i gusti di una casa editrice. I libri occupano spazio, dopotutto, e anche uno scritto relativamente breve come Il vicario, cari voi può lievitare a malloppo in stile Il Signore degli Anelli se stampato a carattere 40. Ma se i testi sono troppo piccoli? Se preferiamo un font sans-serif? Non è detto che i gusti della casa editrice rispecchino i nostri.
Gli eBook propongono tutta una serie di opzioni tipografiche che li rendono molto più flessibili. È possibile specificare il tipo e la dimensione del carattere, l’altezza dell’interlinea, la direzione di allineamento e tanto altro.
Batteria, batteria, non lasciarmi, anima mia!
Il sole ha raggiunto lo zenit e gli ioni di litio vi hanno appena augurato la buonanotte. Potete scrollare il vostro tablet/eReader come il cassettone di un flipper (ma rischiate di mandarlo in tilt, perciò non fatelo), o tormentare invano il pulsante di accensione.
Mentre voi vi strappate i capelli e producete scintille digrignando i denti, autolanciandovi strali e maledizioni per non aver fatto il pieno di energia prima di uscire di casa, sappiate che da qualche parte c’è un lettore tradizionale che si gusta una tazza di tè davanti all’eternità rassicurante della carta stampata.
E se cade, e se si rompe?
Scongiurato il disagio di una batteria a terra tramite l’acquisto di una power bank ad alta capienza, basta un guasto in un componente elettronico per interrompere l’idillio con la tecnologia. Allora dovrete affidarvi all’assistenza tecnica e sperare che arriviate alla fine della riparazione senza rodervi le unghie fino alle cuticole, perché non basterà uno schiocco di dita per vedervi riconsegnare il vostro aggeggio in tutta la sua ricondizionata gloria. Che prospetto orrendo, quello di mettere in stallo la lettura a tempo indeterminato.
La carta è concepita per crogiolare su uno scaffale per decenni (sempre che non ci siano lepisme in agguato!), al contrario di un chip che, bisogna dirlo, il più delle volte è progettato per coprire un tempo di funzionamento poco superiore alla durata della garanzia.
Arte e fumettistica a centottanta gradi
A novembre mi sono procurata l’artbook di Thor: Ragnarok. Pesa come un vitellino ed è largo quasi il doppio di un comune romanzo rilegato.
Acquistare libri d’arte in forma digitale non avrebbe senso per due motivi: primo, non tutti i lettori di eBook supportano i colori; secondo (e secondo me), la (bella) arte va goduta, ammirata e possibilmente venerata su superfici di dimensioni tali da suscitare l’impressione di tuffarsi nelle immagini. Chi macina vasche in piscina quando ha il mare a due passi? E quant’è grande lo schermo di un Kindle, 16 x 11 cm? A voi il calcolo delle proporzioni.
Il bassotto mira al digitale
Non si è mai sentito che un ladro improvvisi un colpo sfondando il vetro di un’auto per prelevarne il libro appoggiato sul cruscotto.
Un eReader, per contro, come una radio estraibile, aizza la cleptomania del topo d’auto di passaggio a livelli allarmanti. Senza contare che, se il sole è libero di abbattersi sull’interno della macchina, il gadget tecnologico rischia di surriscaldarsi con tutto ciò che ne consegue in fatto di danneggiamento dei componenti elettronici.
La stessa cautela è da osservarsi in qualsiasi luogo pubblico, naturalmente.
Quei poveri libri nel dimenticatoio
Catalogo cartaceo che lasci, equivalente digitale che trovi?
Libri che minacciano di scomparire per sempre dagli scaffali possono sopravvivere in formato file.
La realtà in trasparenza. Lettere di Tolkien, dopo una prima edizione non troppo fortunata, è rimasto fuori catalogo per anni ed è uno dei pochi, dei pochissimi a essere stato graziato e riaccolto di recente fra i ranghi sugli scaffali delle librerie. La Bompiani, infatti, ha rilasciato questo gennaio una nuova edizione della raccolta, dal titolo Lettere (1914-1973). Ad essere stato rivoluzionato non è solo il comparto grafico ma anche il contenuto stesso: si tratta di una completa ritraduzione.
Qual è il destino di tutti quegli altri libri cartacei fuori catalogo che non vantano un futuro così roseo, libri per cui non è prevista, né ora né mai, una ristampa o una nuova edizione causa costi proibitivi?
Li si potrebbe digitalizzare. E i costi di tipografia *puff* evaporerebbero. Al momento attuale i cataloghi dei libri cartacei sono molto più corposi di quelli del digitale, ma mi aspetto, in virtù delle ragioni esposte, un’inversione di tendenza in tempi non troppo lunghi.
Tirando le somme…
Stante la carrellata di pregi e difetti illustrata sopra, il cartaceo pare imporsi sul digitale con un leggerissimo scarto, ma possiamo davvero parlare di vittoria assoluta? O siamo di fronte a un caso di vittoria relativa, per cui la preferenza verso l’una o l’altra modalità di lettura dipende, in ultima istanza, dall’uso che ne dobbiamo fare?
La parola alle vostre esperienze di lettori!
La lepisma libraia
Abbasso il touch screen! Quando si prende in mano un oggetto come un libro o un ereader le dita vanno inevitabilmente sulla superficie maggiore, ossia sullo schermo nel caso del lettore. Ed ecco cambi di pagina o altri effetti speciali non voluti. Siccome l’uomo si adatta a tutto, sembra ormai ovvio prendere l’oggetto in modo innaturale, aprendo la mano e stringendolo dai bordi; ma non è ergonomico ed affatica la mano.
L’unico vantaggio del touch è quando si voglia scrivere qualcosa (la soluzione migliore era quella del glorioso Kindle 2 con un piccolo tastierino fisico).
In realtà la soluzione sarebbe quella di mantenere i tasti fisici per il cambio pagina (tipo Oasis) e rendere inattivo il touch ad ogni cambio pagina, salvo tasto a sfioramento per riattivarlo. In fondo l’uso del touch è del tutto minoritario. Sarebbe semplice, ma ho il sospetto che i progettisti dei lettori non leggano…
Nelle recensioni, purtroppo, non se ne parla mai.
Ciao Giorgio,
grazie del commento!
Hai mai provato le custodie per eReader con chiusura a calamita? Sono fatte su misura perché il lettore si adatti perfettamente alla loro struttura e permettono di prenderlo in mano come un normale libro. Niente ditate, né pressioni sullo schermo o swipe accidentali.
Una soluzione (come facevo io quando ero ancora senza custodia) potrebbe essere quella di prendere il lettore da sotto, alzandolo ai lati con i palmi, come se portassi le mani a coppa. Il retro della scocca è leggermente curvo alle estremità e alzarlo da una superficie piana, come quella di un tavolo, diventa molto semplice.
Le ho provate tutte, ma quella che manca sempre è la possibilità di afferrare il lettore saldamente con una mano e di cambiare pagina. Io sono un lettore “continuo”, nel senso che leggo camminando ed anche mentre salgo sull’autobus o sull’autobus attaccato al palo. Anche le custodie magnetiche sono inadeguate perché rimangono lì come un corpo estraneo. Per ora me la cavo con un Kindle non touch e con un Sony PRS, ma temo per il futuro perché ambedue fuori produzione (forse farò un tentativo con l’Oasis da 32 GB: è caro, ma se funzionasse come penso, ne varrebbe la pena). Li uso ambedue perché un bel giorno mi accorsi che il Kindle non aveva più spazio di memoria. Il Sony mi svolge un buon lavoro anche se touch perché lo uso con la sinistra in modalità orizzontale per cui posso afferrarlo piuttosto bene sulla parte con i pulsanti fisici. Uso il Kindle anch’esso in modalità orizzontale e l’ho dedicato ai libri in lingua straniera per la possibilità di usare i vocabolari in un modo molto naturale seguendo la lettura con il cursore, modalità più semplice e diretta che evidenziare con il dito una parola. Spero di essermi spiegato, ma sapendo come sono fatti i due lettori, come immagino lei sappia, si può comprendere. Grazie per l’attenzione.
P.S. Un consiglio per tutti da ingegnere quale sono: in modalità orizzontale la presa è molto più ergonomica perché il lettore si appoggia sulle dita distese sotto di esso (il solo pollice rimane sopra a fare tutto il lavoro…)
Ho uno scarsissimo coordinamento motorio che mi porta spesso a sbattere contro oggetti vari e che credo mi renda anche l’unica persona a non passeggiare con un cellulare in mano, ma ti capisco. Una caduta e il libro si ammacca, una caduta e il Kindle si spacca (giuro, la rima è involontaria). Se sono ferma a guardare il cellulare, ben più piccolo di un eReader, non mi fido comunque a tenerlo in verticale con una mano sola, col pollice che sorvola lo schermo e un paio di dita a trattenerlo. Ho provato qualche volta a impostare la modalità orizzontale, in effetti non c’è niente di più comodo e sicuro che tenere il Kindle con due mani.