Amanti del fantasy e nerd incalliti a rapporto!
Più di 500 pagine di succose avventure che strizzano l’occhio agli RPG degli anni Novanta vi aspettano in libreria questo 8 febbraio (spero quindi perdonerete le citazioni in lingua originale). Se avete bruciato pomeriggi a brandire mazze chiodate contro orchetti e viverne, a collezionare tutto un armamentario di spadoni e cotte di maglia leggendarie e dai nomi arcani, a distribuire minuziosamente punti abilità ai vostri avatar, se per voi titoli quali Dungeons & Dragons, Might and Magic, Warcraft, Icewind Dale e Sacred suscitano un senso dolceamaro di nostalgia, allora dovreste sentirvi moralmente obbligati a leggere il romanzo d’esordio del talentuosissimo Nicholas Eames.
La recensione
Sacred, un RPG per computer uscito nel 2004, ha fatto la mia adolescenza. Col tempo ho un po’ abbandonato l’ossessione per i giochi di ruolo, e quando tre anni fa, spinta da chissà quale ricordo, ho provato a installarlo sul desktop, non mi sono strappata i capelli nel rendermi conto della completa, assurda incompatibilità del gioco con la mia versione di Windows 7.
Devo puntare un dito accusatore verso I guerrieri di Wyld se ora mi ritrovo a fremere davanti al computer con la coscienza divisa in due inconciliabili fazioni: quella che “ora che hai Windows 10, magari il gioco funziona, perché non provi a reinstallarlo?” e quella de “hai di meglio da fare che accoppare goblin e portare il tuo mago guerriero di ghiaccio con set di Blackstaff a livello 200”.
Sì, I guerrieri di Wyld fa questo effetto. Non è un epic fantasy da prendere sul serio: è un tributo, in forma parodistica, ai cultori del genere fantasy e ai giochi di ruolo che si ispirano a questo filone, e come questi giochi è intriso di azione. Così tanti sono i combattimenti degni di nota – tutti, praticamente – che sembra quasi di essere protagonisti di un videogioco ed è difficile scegliere un vincitore.
I componenti di Saga
Clay: un padre, un marito, un uomo di poche pretese i cui propositi di un’esistenza serena e lontana dalle luci della ribalta dei tempi d’oro della banda vengono sbrindellati dall’improvvisa comparsa di Gabriel sui gradini di casa. La notorietà del passato non ha scalfito la sua umiltà. I suoi occhi sono il punto di vista da cui è narrata la vicenda ed è un protagonista con cui viene naturale empatizzare: quando decide di imbarcarsi in quella che ha tutta l’aria di essere una missione suicida, le sue paure sono tutt’altro che infondate. Imbraccia Blackheart, uno scudo unico nel suo genere – non lo sottovalutate: se vi dà il benvenuto sui denti, son dolori.
Moog: imparerete ad adorare le bizzarrie del suo personaggio. Mai a corto di trucchi nel suo cappello, Moog è uno stregone che ha dedicato parte dei suoi studi per distillare un equivalente del nostro Viagra, dal nome “allitterazionante” di Magic Moog’s Magnificent Phallic Phylactery, grazie al quale si è rimpinguato le tasche nei lunghi anni seguiti allo smantellamento della banda. Il suo mantra? There’s a way. It’s risky, though.
Gabriel, per gli amici Gabe: nonostante gli acciacchi incipienti della mezza età, non ha problemi ad affettare i nemici con turbini di fendenti della sua spada, Vellichor, che brandisce con precisione svizzera. Da anni accarezza l’idea di rifondare la squadra di mercenari in un continuo susseguirsi di buchi nell’acqua, ma quando è in gioco la vita di sua figlia Rose, l’amore di padre gli infonde la determinazione necessaria a perseguire il suo intento fino alla fine.
Matrick: ladro di professione convertito a regnante. Se gli agi di un’esistenza condotta in panciolle fra cuscini di piume, tavole imbandite e bicchieri di vino gli hanno conferito una circonferenza un po’ tondeggiante lungo la vita, il peso eccessivo sulle gambe non lo rende meno letale quando dai muscoli della mascella si tratta di scendere a quelli delle braccia: Roxy e Grace, i pugnali gemelli che mulina con destrezza da danzatore, fanno di lui un combattente da cui è meglio tenersi alla larga.
Ganelon: un gigante d’uomo, stimato da tutti per le sue sbalorditive abilità di combattimento con Syrinx, la sua ascia. Il “guerriero” propriamente detto, una dinamo a riserva di carburante infinita. L’ultimo a dover essere reclutato, il membro il cui rifiuto significa la morte certa dell’impresa.
Sono personaggi talmente vividi da farsi persone. Hanno desideri, affetti, difetti. Mai come in questo caso sono validi i detti l’unione fa la forza e tutti per uno, uno per tutti: Gabriel non ha alcuna possibilità di portare a termine la missione da solo, ma quando Clay risponde al suo SOS come soltanto un migliore amico può fare, e mano a mano che i fili solitari di questi cinque amici si ricuciono nella formazione originaria, niente e nessuno può più districarli. Dopo quasi vent’anni trascorsi ognuno nel proprio isolamento, i mercenari sono pronti a un ultimo gesto eroico prima che la vecchiaia inclemente li privi del tutto della loro passione di avventurieri.
E se il gentil sesso non trova un posto in questa schiera dalle ginocchia vagamente cigolanti, non commettete l’errore di pensare che I guerrieri di Wyld non faccia scendere in campo presenze femminili di tutto rispetto. Allo squinternato quintetto, infatti, fa da contorno una pletora di personaggi l’uno più indimenticabile dell’altro. Le personalità secondarie, spesso e purtroppo relegate al ruolo di spalla o di piantina ornamentale, trovano qui finalmente giustizia.
Lo stile
Eames sorprende fin dalle prime righe per la sua abilità scrittoria e gestione della narrazione. Non si ravvisano periodi morti, sbavature di punti di vista né rallentamenti, il ritmo è serrato e le descrizioni degli scontri sono di una qualità che perfino autori più affermati, che davanti alla scrivania hanno piantato radici vecchie di anni, stentano a raggiungere: Clay registra il mondo di Grandual coi suoi occhi e ce lo consegna senza sconti né riassunti, in tutta la sua ricchezza di dettagli concreti.
La costruzione del mondo, in inglese worldbuilding, pilastro portante dei romanzi fantasy, è anche lei di ottimo livello: la gente di Grandual professa una religione politeista, il trambusto delle città giunge ai nostri sensi come se lo stessimo vivendo e respirando in prima persona; il mondo pullula di creature dai nomi immaginifici, fra le quali si annovera la razza dei druin (si attende la traduzione in lingua italiana), che colpisce per essere un curioso miscuglio tra fisionomia umana e soffici orecchie da coniglio.
A questa razza appartiene l’Evil Lord di turno, LastLeaf (“UltimaFoglia”), capitano dell’orda delle tenebre menzionata nella sinossi. Lungi dall’essere il concentrato di stereotipi cui il termine Evil Lord allude, LastLeaf si rivela un personaggio con una propria personalità e una giustificazione plausibile alla smania di seminare un bel po’ di Disperazione & Carestia in quel di Castia. Non deridete le sue orecchie, potrebbe risentirsene.
Una nota di merito va senz’altro all’umorismo e alle similitudini nient’affatto scontate:
Matty’s voice had found a tone that balanced on the blade’s edge between pleading and placating. Clay imagined it was what a talking dog might sound like while explaining to its master why it had shit all over the rug.
[…]
The booker’s toothy grin withered like a cock in cold water.
Schitarrate e scazzottate per tutti i gusti
Dal momento in cui il cerchio della banda si chiude con l’annessione dell’ultimo componente fino alla parola fine, si assiste a un crescendo di azione e adrenalina che esplode, alla stregua di fuochi d’artificio, nello scontro che verrà consacrato negli annali e che decreterà il successo o meno dell’impresa (salvare Rose dall’assedio che tiene in scacco la città di Castia) e il destino del continente di Grandual stesso. Gli ultimi capitoli serbano scazzottate a non finire. E quando la polvere finalmente si posa a terra a indicare la conclusione del conflitto, l’istinto è quello di sfogliare le pagine a ritroso per rivivere, sulla nostra pelle d’oca di lettori assorbiti dal libro fino all’ultimo neurone, l’euforia della battaglia finale. Non mancano, in questo tripudio di assoli, interludi più profondi e riflessivi, addirittura toccanti.
Se il clima suona rockettaro, è perché lo è: sul sito di Nicholas Eames trovate, oltre a una galleria di concept art e a una mappa del mondo dal sapore piuttosto tolkieniano (osservate un minuto di silenzio reverenziale per il lavoro certosino dietro a ogni singolo albero di HeartWyld, prego), la colonna sonora che ha ispirato l’autore nella stesura di ogni capitolo. Lo stesso autore, nei contenuti extra in coda al libro, parla del filo rosso che collega Saga a una band rockettara:
[…] the weapons I assigned to each of the main characters were due to their assigned role in a metaphorical rock band—the most obvious being Matrick wielding a pair of “drumstick” knives and Ganelon using an axe, which is, of course, slang for “guitar.” Clay was envisioned as the guy on bass whose name everyone forgets but without whom the song just doesn’t feel right.
Matrick è il batterista, Ganelon il chirarrista e a Clay è assegnato il ruolo spesso trascurato, ma fondamentale, del basso. Gabriel? È il frontman, naturalmente.
Il romanzo è autoconclusivo
Avete letto bene: sebbene sia il primo volume di una serie (il secondo si intitola Bloody Rose [“Rose la Sanguinaria”] ed è atteso nelle librerie inglesi il 24 aprile 2018), ogni libro si concentra su una determinata banda di mercenari ed è quindi una storia a sé stante.
Per concludere… Viverna? Drago?
I guerrieri di Wyld è un fantastico romanzo.
E la conoscete la differenza tra viverna e drago? No? Lasciate che vi spieghi, allora…
LastLeaf monta una viverna e Clay, in una delle sue rimuginazioni, si premura di rendere nota la differenza fra questi rettiloni sputafuoco. I draghi hanno quattro zampe, nelle viverne le zampe anteriori sono fuse allo scheletro delle ali. Smaug non è un drago, è una viverna! (E neanche tu puoi fregiarti della nomenclatura di drago, o ruggente Drogon.) Ogni volta che qualcuno dice che drago o viverna sono la stessa cosa, da qualche parte c’è un fedelissimo del fantasy che soffre di un attacco di cuore. Grazie, Eames.
La lepisma libraia
Ragazza, hai citato Sacred, e non mi citi Diablo????
Male! Recensione gustosa, concordo su tutto!!
A Diablo non ho mai giocato, purtroppo! (*si prepara al lancio di oggetti contundenti* :D) Grazie del commento!
Da appassionata di GdR sappi che non vedo l’ora di leggerlo! Il titolo mi era capitato giusto ieri sotto al naso ma, prima di impossessarmene, ho cercato qualche info in più online e sono capitata qui. Mi hai convinta! E ora hai anche una follower in più!
Saluti da Ferrara!!
Non ti pentirai della lettura, vedrai! Grazie del commento 🙂