Preambolo necessario: ringrazio di cuore la casa editrice Adiaphora Edizioni per avermi inviato una copia digitale di questi libri in cambio di una recensione onesta. Chi volesse fare richiesta di recensione può consultare questa pagina. La lepisma non morde (non troppo, almeno): fatevi avanti! 🙂
Quest’oggi vi porto tra le profondità glaciali del Deep Space con Braccati, un’opera di fantascienza nostrana in coppia con il racconto breve Verso Jannar. Vediamoli assieme!
Braccati: la recensione
Quali cambiamenti interesseranno la razza umana da qui al prossimo millennio? Getteremo finalmente luce sul mistero della massa invisibile dell’energia oscura? Entreremo in contatto con civiltà all’infuori del Sistema Solare? E che ne sarà del progresso sociale? Andrà di pari passo con quello tecnologico o, come nelle più fosche previsioni di Einstein, combatteremo una terza guerra mondiale a colpi di clave e lanci di sassi?
Nel suo romanzo Braccati, primo libro della serie Cherry Fox, Eleonora Pescarolo dimostra di avere le idee ben chiare sul futuro dell’umanità e su come si conquista il lettore dal Capitolo Uno alla parola Fine.
Schiavitù legalizzata
Nell’anno 1522 del Calendario Galattico, gli umani hanno da tempo abbandonato la presunzione di essere gli unici occupanti del cosmo e instaurato relazioni con le razze aliene con cui sono venuti a contatto. Tuttavia, lo sviluppo tecnologico e quello sociale viaggiano su valori inversamente proporzionali. Alla produzione di massa di navicelle per viaggi interstellari, infatti, si associa un clima sociopolitico in cui le stesse razze umanoidi della galassia sono diventate merce di scambio per pochi ricchi influenti. E gli umani puri, quelli il cui corredo genetico non si è mai incrociato con organismi compatibili, sono una mercanzia fra le più ambite.
È la nuova, endemica tratta degli schiavi.
Chi sono i braccati
Ireen Devar e Korrar Tammon portano impresso, sulla schiena e nella mente, il prezzo di questa involuzione. Sono loro i braccati del titolo, due cani con pedigree scappati dal loro recinto. Di razza bashara lei e umana lui, sono, per i commercianti di schiavi, dei golosi lingotti ambulanti verso cui è naturale stornare gli sguardi. Liberatisi di propria iniziativa dal guinzaglio del padrone, da tre anni sopravvivono in clandestinità dedicandosi al contrabbando nei bassifondi degli spazioporti.
Ma il padrone vuole indietro la sua proprietà. Vuole un collo con cui riempire quei collari vuoti. Remoti sono i tempi in cui si affiggevano volantini sui tronchi d’albero per ricercare i fidi compagni scomparsi: ora si assoldano i Cacciatori di Schiavi. A loro il compito, con la carota o più spesso col bastone, di ricondurre il gregge smarrito dal suo pastore.
Dopo tre anni di relativa libertà, Ireen e Korrar incrociano la strada con una bambina, un’ibrida umana dai poteri inconcepibili. E insieme a lei resuscitano spettri di un passato che pensavano di essersi lasciati alle spalle. Ignari delle fauci spalancate verso cui si stanno lanciando a bordo della loro nave, Ireen e Korrar devono cercare di venire a capo del mistero che sembra collegare questa prodigiosa bambina alla leggendaria Sirena di Jannar.
Ireen, indipendente Ireen
Le condizioni della vita in schiavitù, Ireen, l’umanoide sulla fantastica copertina, proprio non le regge. La sua coscienza d’acciaio non tollera manipolazioni esterne, né approva che ci si metta a giocare con la sua Ruvak, la nave con cui solca il vuoto dell’iperspazio insieme al secondo in comando Korrar. Da nullatenente a proprietaria di un’intera navicella: è lei la regina incontrastata di questo territorio, e poco importa che sia stato assemblato da pezzi di ricambio di seconda mano. La Ruvak è sua, come suo è il diritto di vivere lontano dall’oppressione di un collare sul collo.
Ireen, insomma, si preannuncia, fin dalle prime righe in cui entra in azione, una donna con attributi ben caratterizzati. Preferisce soccorrere invece di essere soccorsa, impreca senza tanti complimenti, fronteggia gli imprevisti a testa alta e con la mano ferma a stringere il calcio di una pistola al plasma. Ma ha anche dei vizi: non rubatele le sigarette, se vi preme la vita. Lasciate che alle paternali sui danni del tabagismo ci pensi il più mite Korrar, deciso a ripulirsi l’agenda da un passato di scelte discutibili.
Bastano poche pagine, insomma, per affezionarsi a loro e tifare per la loro squadra.
Conflitto, introspezione e azione nelle giuste dosi
Calhar Redna, la Cacciatrice di Schiavi, non è una sprovveduta come Wile Coyote: è esperta nell’avvicinare la preda e portare a termine la commissione per il cliente/padrone. Soprattutto, è un tipo di nemico che ha le qualità, come anche Nardim, il suo sgradito partner di caccia, per dare filo da torcere ai nostri protagonisti. Altrettanto scaltra, meglio attrezzata e determinata a incassare il gruzzoletto di missione compiuta, la sua è una battuta di caccia dove le distanze si accorciano inesorabilmente. Ogni capitolo è introdotto da coordinate spaziali e temporali e con un rapido calcolo ci accorgiamo che braccanti e braccati sono sempre più prossimi allo scontro. E più vediamo Ireen cedere terreno, più vorremmo avvertirla di guardarsi le spalle, perché i persecutori sono ben più vicini di ciò che lascia intendere lo specchietto retrovisore.
Lo stile va sempre dritto al punto, cede dettagli al giusto ritmo per mezzo di flashback e introspezioni e non si perde in sottotrame secondarie che esulano dall’arco narrativo principale. Talvolta mostra, altre volte racconta, com’è giusto che sia, e gestisce sapientemente più punti di vista senza saltare come una pulce da un personaggio all’altro nell’arco dello stesso paragrafo.
L’incipit è di quelli in media res, che ti abbrancano per la collottola e ti trascinano fin da subito nel mezzo dell’azione. Poche tirate di fiato per i nostri protagonisti e tanta worldbuilding per noi lettori! Il finale aperto appaga l’appetito e al contempo si riserva di trattenere abbastanza informazioni da stimolare le ghiandole salivari in vista del futuro sequel.
Uno spiraglio su Verso Jannar
Identificato come libro #0 della serie, Verso Jannar è un breve racconto che si consuma appena prima che gli eventi di Braccati aprano le danze e che fa chiarezza su alcune questioni rimaste in sospeso alla fine di questo volume. Per la fitta presenza di riferimenti, consiglio di leggerlo dopo essere già entrati in confidenza con Ireen e Korrar nel libro #1.
Per concludere
Un inizio col botto. Per la salute delle mie cuticole già parecchio tormentate, spero uscirà presto il secondo volume.
La lepisma libraia