[Recensione] “Le parole segrete” di Joanne Harris

Primo a essere pubblicato e terzo per ordine cronologico della serie Runemarks, Le parole segrete è un regalo di Joanne Harris agli estimatori dei miti norreni. La profezia del Ragnarok come raccontata dall’Edda si è avverata, la battaglia fra titani si è conclusa. Ma che ne è dei semi che attendono di sbocciare sotto alle macerie del vecchio mondo? Lo scenario post-Ragnarok è un territorio che nel mito è rimasto inesplorato: alla penna sagace della Harris l’incarico di elaborare una possibile evoluzione degli eventi.

Titolo: Le parole segrete
Autore: Joanne Harris
Genere: fantasy/young adult
Editore: Garzanti Libri
Pagine: 516

Nel villaggio di Malbry non è facile essere giovani e coltivare i propri sogni. Le regole e la disciplina la fanno da padroni; i giochi e gli incantesimi sono stati proibiti. Eppure Maddy non ha mai smesso di credere nel potere dei sogni e della magia. Lei è diversa da tutti: è ribelle, curiosa, testarda, e sulla mano ha il marchio di una runa. Per molti si tratta di un segno maledetto, ma non per il Guercio, il misterioso straniero che racconta storie affascinanti, l’unico amico che Maddy abbia mai avuto.

È lui a svelarle il misterioso linguaggio delle rune e a introdurla in quell’universo proibito e vietato dove sono nascosti gli incantesimi, la conoscenza e il segreto delle sue origini. Mentre il futuro inciso sulla sua mano si avvicina giorno dopo giorno, una terribile catastrofe minaccia di distruggere per sempre quel mondo perduto. Maddy è l’unica in grado di salvarlo: sarà un’avventura appassionante, una corsa contro il tempo, una guerra contro nemici dai poteri oscuri.


Le parole segrete: la recensione

C’erano una volta gli antichi dèi: ambiziosi, vanitosi, rancorosi, polemici, umani. E c’erano una volta le rune: simboli da incidere su pietra, un linguaggio tramite il quale manipolare la realtà. Adesso c’è solo l’Ordine, setta religiosa figlia del rigore e nemica di tutto ciò che è stato, e un Popolo derubato del libero arbitrio e della possibilità di sognare.

I dettami dell’Ordine in uso nella Città Universale prevedono che i nati col segno passino dall’accogliente calore del ventre materno a quello acre e rovente di un fascio di legname che lambisce e brucia le caviglie. Maddy deve ritenersi fortunata. Nascere col marchio di una runa nel remoto e rurale villaggio di Malbry, teatro di scena de Le parole segrete e dove l’ascendente dell’Ordine si esaurisce nei lugubri e moralistici sermoni del canonico di provincia, garantisce al più un futuro da emarginati sociali. Il marchio si trasforma, allora, in un bersaglio verso cui lanciare frecciatine verbali.

Maddy però fa spallucce. Come le insegna il suo unico amico e mentore, il vecchio Guercio, attraverso il marchio sul palmo le è dato vedere oltre il visibile, fare oltre il possibile. Nei tre solchi che compongono la runa Askr si nascondono formidabili capacità da coltivare: Maddy può padroneggiare le rune del vecchio alfabeto. Può, in breve, esercitare la magia. Le angherie del bulletto del quartiere non sono che un mite prezzo da pagare, perché alle frecciatine degli altri ragazzini Maddy ha il potenziale di rispondere con un autentico arsenale di dardi e fuochi d’artificio. D’altronde, la sua nascita è stata profetizzata mezzo millennio prima che lei venisse al mondo, e si sa che Odino il Guercio, ora una pallida ombra del dio che era, non si intrattiene coi bambini per il puro piacere di fare conversazione…


Quando i lupi sono i pastori

Le parole segrete si ambienta cinquecento anni dopo il cataclisma della Fine del Mondo e dopo gli eventi di The Testament of Loki (data di uscita della traduzione italiana ancora da destinarsi). Fra le sue pagine ritroviamo, anche se non così esplicitamente come in American Gods di Neil Gaiman, il leitmotiv della divinità spedita in panchina a suon di calci nel sedere.

Fiaccati dalla guerra ineluttabile del Ragnarok, gli antichi dèi assistono al lento disfacimento del loro mito: fiamme che accartocciano leggende vergate su carta, chiese che sorgono là dove prima si ergevano monumenti istoriati di rune, l’analfabetismo che viene lasciato libero di dilagare e sedare le masse perché solo a pochi eletti sia accordato il privilegio di interpretare e diffondere il verbo del Libro del Bene. Sarà lo stesso Guercio a insegnare a Maddy come estrarre il significato dai testi, perché solo agli uomini di fede è dato saper leggere la Parola dell’Innominato.

In una società dove nulla viene lasciato all’improvvisazione, qualsiasi indizio di una rinascita degli antichi dèi deve essere neutralizzato, perché solo così l’Ordine potrà continuare a prevalere sul Caos e ad assicurare a tutti i suoi proseliti un’esistenza monotona, grigia e miseranda. Ma le profezie non mentono né si possono aggirare: dopo il Ragnarok è prevista la nascita di nuove rune e nuove divinità, e così sarà.


Dalle alla strega!

Quando l’ormai adolescente Maddy, per mezzo di un incantesimo malriuscito, risveglia entità che minacciano di sconvolgere l’equilibrio dei Nove Mondi, gli inquisitori della Città Universale drizzano le orecchie e si lanciano al suo inseguimento. È una ragazza sola, la placcheranno nel suo nascondiglio sottoterra come una muta di cani che sventri la tana di una lepre. Maddy però non è sola, anzi: dopo uno screzio iniziale, troverà nel recalcitrante Burlone un valido alleato con cui fare fronte comune contro l’orda in arrivo. Insieme a lui e all’entità che il Guercio definisce il Sussurro, l’oracolo che al tempo predisse l’avvento del Ragnarok, Maddy porterà un bel po’ di Disordine & Parapiglia in quel di Malbry e dintorni.

Chi meglio di un figlio del Caos come Loki può destabilizzare l’Ordine costituito? Soprattutto, pensa Maddy, che valenza dare alle sue promesse? Ma non ha scelta, i Mondi sono stati scossi nelle loro fondamenta: se vuole sopravvivere e salvarli tutti, deve necessariamente fidarsi del traditore degli Æsir.


Dèi, quanti dèi!

Joanne Harris ha riversato ne Le parole segrete la sua interpretazione del futuro post-Ragnarok. Vanir e Æsir, all’appello della sua penna rispondono proprio tutti, con Odino e Loki a cui tocca alzare il braccio con una frequenza più elevata degli altri. Non che mi dispiaccia, affatto: sono i miei preferiti fra tutto il pantheon norreno e non avrò mai letto abbastanza delle loro rivisitazioni. Ma l’esistenza di un carattere dominante implica anche l’esistenza di un carattere recessivo, ed è nella caratterizzazione dei personaggi di contorno che la Harris si dimostra debolina. Gli dèi son troppi, dare a ognuno una voce personale è un’impresa disperata. Odino e Loki spiccano, insomma, in una cacofonia di voci l’una uguale all’altra.

Alla loro cricca, però, risulta facile affezionarsi. Credo sia questo il motivo per cui la Harris ha deciso di incentrare il romanzo su di loro spingendo gli altri dèi lontano dai coni di luce. Maddy e Loki sono personaggi che funzionano perché in sintonia con il target di lettori adolescenti a cui il libro è rivolto. Si empatizza presto con il loro spirito sovversivo e il loro stato sociale di reietti.


Nel 2019, la situazione non è migliorata

Diventa così più che naturale lanciare occhiate truci all’autorità suprema che impartisce ordini dall’alto di una sovranità per la quale nessuno dei sudditi ha votato. Ed è emblematico che sia proprio una figura femminile, Maddy, a turbare le acque stantie di questa società patriarcale che rifiuta l’idea di una donna intelligente. Alle donne si addice l’obbedienza cieca, le loro mani servono a stringere mestoli e rimestare brodaglie. Qualsiasi altra pulsione è un abominio del demonio e come tale va estirpato alla radice. Nel mondo di Maddy, l’arguzia è un disonore.

La Harris ci dà un pasto, insomma, degli antieroi facili da amare e dei cattivi fin troppo facili da odiare. In corso di lettura, con l’Ordine che si delinea nella sua intransigenza e intolleranza del libero arbitrio, viene anche spontaneo tracciare similitudini con la Chiesa del Medioevo. In una sua intervista Joanne Harris nega di aver concepito l’Ordine de Le parole segrete come una versione mitizzata del Cristianesimo, ma ribadisce la sua avversione per i dogmi portati all’estremo. L’Ordine, in tal senso, si configurerebbe come l’archetipo delle fedi religiose più estremiste che esercitano il controllo sulle masse sfruttando il concetto di peccato come deterrente alla ribellione. Cristiani mitizzati o meno, io a questi inquisitori darei volentieri qualche sventola da bloccargli la cervicale.


Quei fastidiosi elenchi del telefono

Ora passiamo a ciò che davvero non mi è piaciuto, cioè lo stile. Sebbene della cifra stilistica “raccontata” della Harris abbia già disquisito altrove, non credo di essermi mai soffermata sulla sua tendenza a elencare lunghe serie di sinonimi in luogo di descrizioni più pensate ed efficaci. Cito:

“[…] un palazzo bianco come un osso a cavalcioni sul deserto, guglie e torri e doccioni e minareti e affioramenti scheletrici di architettura gotica e neogotica con archi rampanti e gigli e file di vescovi, preti, Inquisitori, cardinali, sciamani, mistici, profeti, stregoni, indovini, Magistri, redentori, semi-dèi e papi allineati nelle loro nicchie lungo la facciata.”

“[…] era imponente: lunghi passaggi bianchi di freddo alabastro, tendaggi d’avorio, volte intricate, arazzi sbiaditi quasi fino a essere trasparenti, e colonne scanalate di vetro delicato. Passarono attraverso corridoi di pietra silenziosi, attraverso stanze con specchiere pallide come il ghiaccio, attraverso camere nelle quali principesse morte ballavano il valzer da sole, attraverso cappelle funerarie e vestiboli deserti ammorbiditi dalla polvere.”

“Maddy questo già lo sapeva, ovvio. Gli insegnamenti del Guercio erano stati minuziosi su tutte le questioni concernenti la geografia dei Nove Mondi. Ma ciò che lei non aveva sospettato era la dimensione mostruosa del Mondo Sotterraneo: gli innumerevoli passaggi, i tunnel, le alcove e le tane che formavano la parte inferiore della Collina. C’erano fosse tettoniche e fenditure e crepe e recessi, rifugi e covi, passaggi laterali, magazzini, varchi e cavità, cunicoli e labirinti e dispense e pozzi.”


Punto di vista ballerino

Il punto di vista non è sempre coerente, perché nell’arco di una frase passa spesso dalla prospettiva limitata del personaggio a quella dello scrittore onnisciente:

“[Loki] Pronunciò una formula, lanciò Kaen e Raedo e, se ci fosse stato un testimone, si sarebbe sorpreso di vedere il giovane con le labbra piene di cicatrici e l’espressione tormentata ridursi, rimpicciolirsi, togliersi i vestiti e diventare un piccolo uccello da preda marrone che si guardò attorno per qualche istante con occhi vispi, non da uccello, prima di prendere il volo, facendo il giro della Collina due volte in un arco che si allargava, librandosi nelle correnti ascensionali e poi via verso i Sette Dormienti.”

Lo ammetto, ero lì lì per chiudere il libro a un centinaio di pagine dall’inizio. Non mi pento di aver resistito alla tentazione: Le parole segrete si è rivelato un’interessante lettura, un passatempo con cui scandire le ore morte della sera. Non mi sento di consigliare il romanzo, però, a chi non ha familiarità con i miti norreni.

C’è troppa carne sul fuoco, troppi personaggi che son macchiette sullo sfondo. Non siamo agli albori del tempo de Il canto del ribelle dove a tutto viene data la spiegazione. La Harris dà per scontato che il lettore si approcci al romanzo con una conoscenza pregressa del mito, escludendo, o rischiando di trarre in confusione, il saltuario lettore di fantasy che si avvicina per semplice curiosità. Non aiuta nemmeno la trama contorta che è marchio di fabbrica di questa serie di romanzi. Le parole segrete ricerca spasmodicamente il colpo di scena e sulle battute finali risulta addirittura prevedibile.


Per concludere

Le parole segrete è un romanzo carino ma non divino, un’impressione condivisa con i due romanzi prequel (Il canto del ribelle e The Testament of Loki). Loki, come sempre, favoloso e sfavillante. Gli veste bene il ruolo di Capitano dei goblin: da un paio di giorni c’ho un earworm che mi intona in testa Dance magic, dance! a ciclo perpetuo…

Stellina per recensioni.
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Mezza stellina.

La lepisma libraia

Le parole segrete

7

Sviluppo

8.0/10

Stile

5.0/10

Personaggi

8.0/10

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