Noi topini lepisme di biblioteca attribuiamo alla parola scritta un peso specifico tutto particolare. Non riflettiamo però troppo sul fatto che non è necessario scomodare le lettere dell’alfabeto per incidere una storia sulla carta. Marvel’s Avengers: Infinity War – The Art of the Movie riduce al minimo i caratteri tipografici per dare carta bianca al mondo colorato dell’arte.
Vignette e strisce mute si pubblicano da decenni a questa parte e non mancano mai di divertire, indignare, sobillare. Abbattono le barriere del linguaggio e si fanno capire da chiunque abbia occhi per guardare. Per perpetuare un’idea, infatti, bastano un canovaccio bianco e la tavolozza dei colori. Oppure, proponendo una combinazione aggiornata ai nostri tempi digitali, la superficie magnetica di una tavoletta grafica e una buona dimestichezza con l’interfaccia di Corel Painter.
Sto parlando degli art book. Di un art book in particolare: Marvel’s Avengers: Infinity War – The Art of the Movie, che ho aggiunto in libreria sulla fine del 2018 e su cui non ho ancora smesso di sbavare (metaforicamente parlando, ovvio).
La strada di Infinity War verso il cinema è lastricata di… design abbandonati
Cronologicamente fedele alla struttura del film di cui intende rivelare i retroscena, Marvel’s Avengers: Infinity War – The Art of the Movie impressiona per qualità e quantità. Il fiuto formidabile dei talent scout di Mamma Marvel si traduce in un’équipe di formidabili artisti che competono fra di loro per superarsi tavola dopo tavola e stupire l’osservatore a ogni cambio facciata. E non commettete l’errore di pensare che l’abitudine stemperi la meraviglia: a prescindere dal numero di volte che lo sfoglierete, non mancherà di sbalordirvi.
Alle tavole propriamente dette che sprizzano talento e dinamicità da ogni cm di cellulosa, si alternano cataloghi di concept art, primi piani, specchietti informativi e studi di prospettiva dei personaggi dominanti del film. È fra queste pagine che le sopracciglia svettano verso l’alto. Ci si rende conto della mole di impegno che ha portato i nostri supereroi preferiti a essere quello che sono oggi.
La resa proiettata su schermo è “solo” ciò che è sopravvissuto a una lunga serie di tentativi che invece non ce l’hanno fatta. Ogni scelta stilistica, che siano le nuove rotondità della tenuta da battaglia di Thor o la drastica sforbiciata ai capelli di Captain Marvel (non rappresentate nell’art book, che da titolo si ferma all’era pre-schiocco, ma che credo e spero avremo modo di approfondire nel volume dedicato a Endgame), si tira dietro uno strascico matrimoniale di varianti rifiutate in corso d’opera.
Un costume è impacciato, imbarazzante, troppo fumettoso? Il CGI rendering di questo volto è repellente e inquietante? È un perfetto candidato alla lista dei 10 peggiori esempi di uncanny valley di tutti i tempi? Via, se ne progetta un altro finché non si imbrocca quello che più suona le corde del cuore di regia e sceneggiatura. Finché tutti non si dichiarano soddisfatti, questo design non s’ha da portare in sala.
A un prezzo più che ragionevole (su IBS gli art book della Marvel viaggiano fra i 35 e i 40 euro. Diffidate dai rivenditori su Amazon Italia, che sparano cifre inaudite), vi portate a casa qualche centinaio di stampe full color e in HD spalmate su due chili di carta patinata. Mica male, no?
Si consiglia di arieggiare bene la camera dopo l’uso. L’odore di inchiostro misto colla che emana è qualcosa di allucinante, da stordire i sensi.
La lepisma libraia
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